Vittorio Tirloni
03-11-1887 / 21-10-1966
Nasce a
Porto Franco il 03/11/1887 da
Alessandro ed
Elisabetta Colombi e viene battezzato il
20/11/1887.
Poco si sa della sua infanzia e prima giovinezza trascorse in Brasile ma sicuramente il ricordo della terra nativa lo accompagnerà per sempre ed i racconti sul Brasile – spesso appositamente romanzati per aumentare lo stupore degli ascoltatori - saranno sempre un suo cavallo di battaglia.
E’ l’unico che non si imbarca insieme ai familiari per raggiungere l’Italia nel 1909 infatti era, forse unico di tutti i 12 fratelli, in collegio per terminare gli studi. Non si sa di preciso in che città fosse; forse nella vicina città di Itajai oppure addirittura a Florianopolis. La sua presenza in Brasile è testimoniata dal fatto che fa da testimone alle nozze del fratello
Joao avvenute il giorno 17/07/1909.
Lui è il solo che viene risparmiato dall’assistere alla tragedia della prematura scomparsa del fratello
Angelo durante il viaggio in mare di tutta la grande famiglia.
Raggiunge la famiglia l’anno seguente, nel 1910, e probabilmente è proprio con il suo arrivo alla cascina
battagliona che la famiglia decide di farsi ritratte tutta unita nella
famosa foto che si conserva.
Circa due anni dopo questa foto, il
10/04/1912 perde la madre che, probabilmente colta da malore, annega nella
roggia che scorre attigua alla cascina mentre lavava i panni.
Si sposa il
29/11/1913 con
Lucia Cucchi anch’essa di Covo e la coppia avrà 4 figli:
Augusta (1916 – 2004)
Alessandro (1918 – 1974)
Giovanna (1926 – 1982)
Giuseppe (nato nel 1934)
Inizialmente la coppia rimane a vivere nella cascina
battagliona ma i rapporti tra Vittorio e l’anziano padre Alessandro sono decisamente brutti. In una
lettera scritta dalla sorella
Angela nel Novembre del 1917 si apprende che Vittorio non parla con il padre già da 6 mesi ed in una lettera scritta nel 1920 si apprende che Vittorio e la famiglia se ne sono andati dalla Battagliona.
Viene richiamato in guerra, insieme al fratello
Emanuele, all’inizio del 1918 nonostante l’anziano padre Alessandro faccia di tutto per impedire la chiamata.
In un’altra
lettera scritta nel 1921 dal cognato Agostino Nava si viene a sapere che Vittorio si arrangia lavorando come “sensale” – termine che oggi si traduce con “mediatore” – e va anche in giro per le campagne a stanare le talpe a cui poi toglie e rivende la pelliccia ma purtroppo quella non è un’attività molto remunerativa e la famiglia versa davvero in condizioni critiche.
Vittorio stesso spiega in una
lettera scritta in Brasile sempre nello stesso anno che purtroppo per lui la situazione è ancora più difficile e non riesce a trovare lavoro in quanto è figlio di un uomo molto ricco quindi nessuno in paese prende sul serio le sue richieste di aiuto.
Vittorio tenta più volte di convincere la moglie a trasferirsi in Brasile ma Lucia non se la sente e la famiglia rimane sempre a Covo e riesce a superare le difficoltà.
Memore delle potenzialità che la cultura può offrire, sprona – aiutato anche dalla moglie – in ogni modo tutti i figli affinchè studino e si istruiscano infatti, caso davvero raro per quei tempi, dei suoi quattro figli uno diventerà maestro e due addirittura arriveranno alla laurea.
Forse tra tutti i cugini Tirloni, sia in Italia che in Brasile, questi sono gli unici ad essersi laureati.
E’ una persona spiritosa e dotata di buon carattere e voglia di fare; durante gli anni si arrangia in ogni tipo di mestiere, dai bachi da seta agli innesti delle piante (mestiere nel quale dimostra notevole competenza) ed alla fine riesce a passare una vecchiaia serena.
Non vive in un’azienda ma tiene sempre una o due capre che munge quotidianamente per il suo fabbisogno. Bisogna ricordare che il latte di capra ha un gusto fortemente salato quindi non è certo buono ma a Vittorio piace molto e a chiunque andasse a trovarlo lui offriva sempre il latte salato delle sue capre di cui vantava la bontà e le qualità curative. L’educazione impartita un tempo non permetteva di mancare di rispetto ad una persona anziana quindi tutti bevevano il latte da lui offerto fingendo entusiasmo ed asserendo a quanto il vecchio Vittorio decantava.
Celebra, unico tra i fratelli italiani, i 50 anni di matrimonio e nel 1964, alla morte del fratello
Eliseo e della sorella
Vittoria, lui rimane il solo superstite dei fratelli venuti in Italia.
Ormai vecchio e malato riceve nell’estate (o primavera) del 1966 la visita di due nipoti dal Brasile, figli della sorella maggiore
Joana: i fratelli Pedro e Maria Morelli accompagnati dal figlio di quest’ultima Sandro Merico. Il nipote Pedro ha con se una cinepresa e filmandolo invita il vecchio Vittorio a mandare un saluto alla sorella
Albina, la sola rimasta ancora viva di tutta la grande famiglia; Vittorio quasi stenta a crederci, sono più di 55 anni che non vede la sorella ed emozionatissimo riesce solo a dirle: “ciao Albina, ciao ciao…”
Muore il 21/10/1966 a 78 anni d’età e viene sepolto a Covo nella
tomba di famiglia Tirloni. Di tutti i fratelli venuti in Italia lui era il maggiore ed è anche stato quello che è vissuto più a lungo.