SCHEDE




Alessandro Tirloni

26-11-1852 / 09-05-1925



Nasce nella cascina Corsa a Bariano il 26/11/1852 ultimo dei 5 figli (tutti maschi) di Giovanni e Giovanna Albani

Perde il padre durante l’infanzia e rimane in casa con la madre, i fratelli maggiori e gli zii. La guida della famiglia viene presa dallo zio Giuseppe, fratello minore del padre, che è sposato ma non ha figli.

Non va molto d’accordo con i fratelli che non fanno nulla per migliorare la loro condizione di contadini e, forse spinto dall’esempio di un fratello emigrato in America, lascia la casa ed emigra in Brasile. La data della partenza non è risaputa ma si aggira in un periodo tra il 1870 ed il 1875

Durante il viaggio in nave oppure appena sbarcato al porto di Itajaì si unisce ad un gruppo di emigranti bergamaschi ed armati di macheti risalgono il fiume con le barche attirati nella regione grazie ad una legge del Governo che concedeva ai coloni appezzamenti di terra da coltivare.
Giunti nella zona dove oggi sorge la cittadina di Brusque, si rendono conto che i lotti migliori erano già stati assegnati alla comunità tedesca e che a loro non rimanevano altro che i terreni circostanti ricoperti da quello che in Brasile chiamano il “mato”, una foresta rigogliosa e inesplorata attraversata dal rio Itajai-mirim .

Il luogo sul fiume che si risultò essere il più sicuro per l’attracco delle canoe divenne il loro insediamento e su esso sorse un primo nucleo di case a cui venne dato il nome di Porto Franco (traduzione dal bergamasco “porto sicuro”) ed oggi chiamata Botuverà.
Il problema maggiore trovato dai coloni è quello di estirpare i nativi (detti Bugheri = selvaggi) e purtroppo non mancano veri e propri omicidi di massa a cui quasi sicuramente partecipa in quanto è uno tra i ragazzi giovani della colonia.

Si sposa il 07/06/1878 (data non certa) con Elisabetta Colombi, nata a Caravaggio nel 1856 ed emigrata in Brasile insieme alla famiglia. La coppia avrà 12 figli:

Joana (1880 – 1934)
Albina (1884 – 1968)
Rosa (1884 – 1939)
Joao (1885 – 1924)
Vittorio (1887 – 1966)
Angela (1889 – 1947)
Emanuele (1890 – 1950)
Vittoria (1892 – 1964)
Francesca (1894 – 1920)
Eliseo (1895 – 1964)
Angelo (1896 – 1909)
Antonia (1899 – 1957)

Fa fortuna con la semi-lavorazione ed il commercio del legname e dotato di una non comune capacità imprenditoriale - ed anche di una taccagneria inverosimile - diventa ben presto uno degli uomini più ricchi (se non addirittura il più ricco) della zona. La sua tattica è quella di offrire lavoro ed anche assistenza ai vari coloni per cui se da un lato paga i dipendenti dall’altro si fa pagare in cambio di pasti, posti letto e pulizie (fonte non ufficiale).

All’inizio del ‘900 le prime tre figlie iniziano a sposarsi e per paura di non rivedere più la sua patria nativa decide di venire in Italia con il figlio maggiore Joao per aquistare un’azienda agricola in cui trasferirsi e compra la cascina Battagliona a Covo, paese poco distante dalla nativa Bariano. Ritorna in Brasile ed organizza il trasferimento della famiglia; vende i terreni alle tre figlie già sposate e lascia la segheria al figlio maggiore che decide, per amore, di rimanere in Brasile.

Durante il viaggio di ritorno, avvenuto nel 1909, muore il figlio adolescente Angelo. Non essendo possibile il trasporto della salma fino in Italia viene fatto il funerale sulla nave dopodiché il corpo, avvolto in un sacco, viene gettato in mare.

Sbarca in Italia con due sacchi pieni di Reais d’oro (la moneta corrente in Brasile) frutto della vendita delle varie proprietà che aveva in Brasile e si stabilisce con la famiglia nella cascina Battagliona di Covo il 27/07/1909.

Nel 1910 il figlio Vittorio raggiunge la famiglia ed in quell’occasione viene fatta la famosa fotografia di famiglia spedita ai parenti in Brasile e giunta fino a noi. Sempre in quella giornata vengono scattate altre due foto ad Alessandro ed Elisabetta che verranno usate anche per la foto delle lapidi; lo si evince dal fatto che sono vestiti alla stessa maniera ma i volti hanno posture differenti.

Non si sa assolutamente se abbia mai più avuto contatti con i fratelli che aveva lasciato in Italia mentre inizia una costante corrispondenza con i figli rimasti in Brasile. E’ quasi certo che fosse analfabeta quindi non scrive personalmente le lettere ma detta alle figlie o alle nuore i suoi pensieri.

Rimane vedovo il 10/04/1912. La moglie viene trovata annegata nella roggia che scorre nella cascina; probabilmente è stata colta da malore mentre si trovava sulla sponda della roggia stessa per lavare i panni.

La sua testardaggine e la sua taccagneria diventano proverbiali in paese e non mancano momenti di scherno e derisione ma lui non cambia assolutamente il suo atteggiamento e continua a comandare con il pugno di ferro la famiglia. L’unico momento in cui davvero si lascia prendere dallo sconforto e, forse per la prima volta nella sua vita, si scoraggia è durante la Grande Guerra quando tutti i figli ed i generi vengono richiamati al fronte.

A causa del suo pessimo carattere e della sia inaudita tirchieria, che con l’avanzare dell’età peggiora sempre di più, riesce a rendersi inviso praticamente a tutti i figli. Nella corrispondenza ritrovata si nota come anche quei pochi figli che gli rimangono vicino lo fanno più per rispetto del suo ruolo che per autentica benevolenza. Alcuni figli addirittura non gli rivolgono più la parola e preferiscono andarsene da casa anche a costo di maggiori sacrifici.
Raggiunge l’apoteosi quando, nel 1920, lascia praticamente morire la figlia Francesca – gravemente malata – poiché sostiene che non spetta a lui pagare le medicine ma al genero. Il genero Agostino Pesenti, per provvedere alle costose cure arriva addirittura ad emigrare in Francia ma purtroppo tutto è inutile: la malattia ha la meglio e forse i soldi non bastano e la povera Francesca viene a mancare a soli 26 anni.
A testimonianza di questo c’è una lettera scritta da Francesca circa 2 mesi prima della morte che è a dir poco straziante.

Si contende con il sig. Cesare Bosetti il titolo di uomo più ricco del paese; viene soprannominato, con voce bergamasca, “ el siur Americà” [il signore Americano] ma sono davvero molte le ingiustizie che compie nei confronti soprattutto delle figlie. Con il fatto che aveva procurato loro una dote praticamente le estromette dal testamento liquidandole con relativamente pochi soldi.
Sempre nella lettera scritta dalla figlia Francesca si fa appunto menzione delle divisioni da lui decise: Lire 60.000 ad ogni figlio maschio e Lire 5.000 ad ogni figlia femmina.

Passa gli ultimi anni alla cascina Battagliona con il figlio Emanuele e la sua famiglia ma non riesce ad essere tenero nemmeno con i nipotini.

Muore alla cascina Battagliona il 09/05/1925 a 72 anni d’età e viene sepolto nel cimitero di Covo nella tomba di famiglia che esiste tutt’ora.